lunedì 22 febbraio 2016

Quando Antonio Ricci burlò U. Eco e l'Italia

Ormai è qualche anno che non va più in onda il celebre programma Veline, firmato dall'ingauno Antonio Ricci, uno dei padri della televisione contemporanea. Era diventata famosa quella frase finale, che dava un senso di nobiltà al programma:

In fondo siamo tutti veline
                                  U. Eco

Beh, se Umberto Eco ha scritto una frase del genere, uno dei più grandi filosofi contemporanei,  le Veline hanno ormai preso un carattere di riferimento di riferimento per chiunque. Anche io ai tempi pensavo allora sarò un pò velina anche io. 

Pur non conoscendo la filosofia di Eco, sembrava strano che lui potesse uscirsene con una frase del genere, ancora più strano che un professore, considerato uno degli emblemi della sinistra potesse andare in televisione durante l'ora di massimo share della televisione.

Ma è possibile? Dopo diverso tempo gli amici di Eco, che non trovarono mai da nessuna parte questa famosa citazione, lo domandarono al professore, che così rispose:

«Mi era capitato di vedere, di zapping in zapping, parte di questo programma che, a parte la venustà delle fanciulle, mi procurava grande soddisfazione, perché udivo queste bellissime affermare di essersi quasi tutte laureate in materie difficilissime, e l’idea che avessero scelto la strada del velinaggio anziché affollare i concorsi universitari per ricercatori (risparmiando a me e ai miei colleghi ore ed ore di lavoro in più) non poteva che riscuotere il mio plauso, se non altro dal punto di vista sindacale. Tuttavia non mi era mai capitato di vedere il finale del programma, perché sforava sempre un poco e dovevo cambiare canale per non perdermi l’inizio di qualche puntata su marescialli dei carabinieri o squadre di polizia – in quasi tutti i nuovi gialli, da Colombo in avanti, chi sia l’assassino te lo dicono subito all’inizio, e se perdi i primi colpi non capisci più nulla. Mi sono chiesto se i miei informatori non mentissero, perché era impossibile che io avessi mai scritto o pronunciato una sciocchezza del genere. Che cosa vuol dire che siamo tutti veline? Che io ho la grazia di quelle adolescenti? Che è velina anche Giovanni Paolo II? Dire che siamo tutti veline è come dire che siamo tutti fox terrier o tutti bergamaschi. Non ha senso. È vero che Heidegger ha affermato che “il nulla nulleggia” (che di senso ne ha ancora meno), e su questo apoftegma si scrivono decine di tesi di laurea, ma a me pareva di non aver mai scritto né che il nulla nulleggia né che siamo tutti veline (al massimo, al colmo del delirio filosofico, avrei potuto scrivere che le veline velineggiano o che il nulla siamo tutti noi). […] Alla fine mi sono deciso e ho chiesto chiarimenti ad Antonio Ricci, il quale mi ha risposto con un’amabile lettera, nella quale precisa che la frase non appare firmata ‘Umberto Eco’ bensì ‘U. Eco’, e che trattasi di Ugo Eco, “un romito che vive sopra Cosio D’Arroscia. Il suo vero nome è Ugo Cagna, ma nella valle lo chiamano Eco, per il vezzo di ululare i suoi pensieri al vento, sfruttando le onde riflesse”. Insomma una trovata surreale (il finale della lettera accenna anche a Ubu Roi), una specie di Tapiro.

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